Il settore tessile è forse quello che più ha avuto difficoltà verso la strada della sostenibilità, complice anche la crisi che conduce troppo spesso nella scelta per capi a basso costo ma di qualità scadente.
Negli ultimi anni però non sono mancate le occasioni per riflettere che anche la scelta dell’abbigliamento può avere conseguenze negative sulla nostra salute e su quella del pianeta.
Tema molto discusso oggi è la delocalizzazione produttiva in paesi come il Banghladesh in cui i costi del lavoro sono notevolmente inferiori. Capi che noi compriamo nei grandi magazzini a prezzi irrisori fanno si stare meglio il nostro portafoglio ma ne pagano silenziosamente le conseguenze migliaia di persone che lavorano in terribili condizioni di lavoro e senza sicurezza.
Ne paga le conseguenze anche l’ambiente e l’intero eco-sistema: nei capi a basso costo vengono impiegate molte sostanze chimiche pericolose. La produzione tessile è considerata fra le maggiori cause dell’inquinamento delle acque di molti paesi (ad esempio la Cina), ma gli effetti dell’inquinamento delle risorse idriche sono a livello globale: alcune sostanze pericolose usate per la produzione di abiti vengono rilasciate nell’ambiente dopo il lavaggio in lavatrice; una volta disperse in acqua si trasformano in nonilfenolo, un composto tossico.
Scegliere consapevolmente i tessuti da indossare permette di salvaguardare anche la nostra salute: l’utilizzo di materiali di pessima qualità implica la presenza di residui di sostanze tossiche (quali formaldeide, metalli pesanti e pesticidi) che rimangono nel tessuto che mettiamo a contatto con la nostra pelle. Non c’è da stupirsi quindi se negli ultimi anni sono in costante aumento le dermatiti da contatto e svariati problemi alla pelle.
Molte aziende di nicchia si impegnano oggi per realizzare una moda sempre più all’avanguardia e sostenibile che vede i tessuti naturali come protagonisti: dai più comuni come cotone ( per questo è necessario accertarsi che sia certificato organico) , lino e lana, ai meno conosciuti quali la fibra di amido, bambù, canapa, alghe, banana. Questi tessuti hanno un elevato grado di traspirabilità che aumenta l’interscambio termico tra organismo e ambiente e non vanno incontro a procedimenti chimici che ne alterano la struttura.
La sostenibilità nella produzione è realizzata anche anche attraverso il riciclaggio: gli indumenti usati che non possono essere riutilizzati possono comunque fornire fibre tessili; Le applicazioni tradizionali per il reimpiego di queste fibre si trovano nel settore dei materiali industriali di riempimento (per materassi e tappezzeria), dei pannelli di isolamento acustico, in quello automobilistico e della bio-edilizia.
Silvia Bulgarelli