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Mappa nella testata omessa
Basta Compiti, non è così che s’impara
A scuola si insegna e a casa si impara, uno stupefacente paradosso: il “compito” principale della scuola è di fatto delegato per intero allo studente che deve provvedervi autonomamente, con proprie risorse, familiari e non, trasformando molti genitori (quelli disponibili e capaci) in docenti di complemento.
Ma i docenti non si chiedono come gli studenti imparano, sulle peculiari modalità di approccio al sapere che informano l’esperienza cognitiva di ciascun individuo, non aiutano a esplorare introspettivamente le proprie originali strategie apprenditive, così da poterle impiegare consapevolmente, sviluppare e integrare?
E ancora: “Scoprire le capacità dei bambini, riconoscerle e meravigliarsene non è per essi il modo migliore di essere valorizzati?”, si domanda Georgette Gillet-Polis, autrice del saggio “Le principe de précaution chez le bebé”.
Sabato 27 Maggio alle ore 17.00, presso il Palazzo Pretorio di Figline Valdarno, si presenterà la campagna che ha per titolo ”Basta compiti, non è così che s’impara” tratta dal libro omonimo ed edito da Ed. Sonda, sarà ospite l’autore Maurizio Parodi, dirigente scolastico di Genova.
Su change.org si può trovare la petizione (con numerose adesioni di insegnanti, altri dirigenti scolastici ed insegnanti universitari) ove sono riassunti i punti salienti della campagna.
I docenti ignorano gli “stili cognitivi” degli allievi, e si limitano a un insegnamento univoco, oltre che unilaterale; non si curano di controllare la “proprietà”, la fruibilità degli interventi didattici, non lo sentono come compito loro: loro insegnano, sono gli studenti che devono imparare (a imparare).
Di contro, alcune famiglie si sentono appesantite da un ruolo che non compete loro, vedono i propri figli affondare sui libri ben oltre un orario compatibile con l’organizzazione familiare, procurando stress, discussioni, frustrazioni e danneggiando una parte della giornata che dovrebbe esser lasciata al tempo libero.
Altre famiglie invece sono a favore dello studio domestico, apprezzando ed elogiando l’insegnante che da più compiti, identificando questo metodo con la serietà dell’insegnamento.
Ancora un paradosso che perplime: gli studenti che non hanno problemi svolgono regolarmente i compiti loro assegnati, e per questo la scuola li premia; gli studenti che invece hanno problemi (personali e/o familiari), quelli che della scuola avrebbero più bisogno, non fanno i compiti, li sbagliano o non li eseguono correttamente, indispongono i docenti che per questo li biasimano e redarguiscono, infierendo con brutti voti, note e, per finire la bocciatura, punendo così l’indigenza, il disagio, la sofferenza ed espellendo dal “sistema” proprio chi nel “sistema” potrebbe trovare l’unica opportunità di affermazione, di affrancamento e promozione.
Si legge in due Circolari Ministeriali del 1965 e del 1969, che già in quegli anni era stata compresa l’importanza di lasciare ai bambini e ai ragazzi il tempo di dedicarsi ad altre attività terminata la scuola, limitando l’assegnazione di compiti a casa. Ma questa disposizione sembra stata successivamente completamente disattesa.
Come orientarsi allora in mezzo a questa marea di impegni? Ecco il perché di questo incontro.
Maria Beatrice Simoncini,
mamma ed educatrice
Sabato 27 Maggio
ore 17.00
Palazzo Pretorio di Figline Valdarno
Presentazione del libro ‘Basta Compiti non è così che s’impara’
Ed. Sonda
Alla presenza dell’autore Maurizio Parodi
Ingresso libero
Maurizio Parodi
Dirigente scolastico, attivo nel Coordinamento Genitori Democratici (Cgd). Tra i suoi libri: Scuola – laboratorio di pace (Junior, 2003), Basta compiti! Non è così che si impara (Sonda, 2012) e Gli adulti sono bambini andati a male (Sonda, 2013)
In collaborazione con Terra Libera Tutti
La bicicletta selvaggia ci salverà dall’inquinamento
Provate a immaginare Firenze invasa dalle biciclette, in un prossimo futuro potrà accadere, migliaia di biciclette sparse per la città, in ogni angolo, pronte per essere usate anche solo per pochi minuti ad un prezzo bassissimo.
Viene dalla Cina il boom della bicicletta condivisa selvaggia. Il nuovo tipo di bike sharing si chiama “dockless” (senza molo) e si sta sviluppando nelle grandi metropoli cinesi dove la congestione degli autoveicoli e l’inquinamento sono un problema serio. Anche nella piccola Firenze però il traffico non scherza e l’inquinamento certi giorni ristagna nelle stradine della città, è vero che nel centro capita di sentire l’odore del bottino, ma è sempre meglio di quello del benzene o del gasolio o peggio ancora della miscela dei motorini a due tempi.
Il concetto è semplice, gli utenti scaricano un app che dice loro dove trovare una bicicletta, una volta localizzata o trovata per strada, la possono sbloccare mediante la scansione di un QR code con il cellulare e iniziare il noleggio.
A differenza dei tradizionali servizi di noleggio, tuttavia, che richiedono che le bici siano restituite presso una “docking station” fissa, gli utenti sono liberi di lasciare le biciclette ovunque il loro viaggio si concluda.
Semplice, arrivi dove devi arrivare e lasci la bicicletta dove vuoi, senza doverla riportare in un posteggio.
I prezzi cinesi sono di circa 15 centesimi l’ora e molti utenti preferiscono pagare che avere la bicicletta gratis del servizio pubblico ma con l’obbligo di riportarla in un parcheggio predefinito.
La comodità e la flessibilità sono fuori di dubbio, e la combinazione dell’uso della bici selvaggia con altri mezzi pubblici aumenta l’efficienza di tutto il sistema. Scendi dal tram e per raggiungere in pochi minuti il posto dove devi andare, noleggi una bici al volo e arrivi fino al portone senza problemi di parcheggio.
Oppure la utilizzi per evitare il traffico quando devi prendere un treno o un autobus. O anche per goderti una passeggiata in compagnia.
Ci sono però delle obiezioni, anche in Cina, le biciclette lasciate in giro fanno disordine e poi si possono accumulare in determinati posti e rimanere inutilizzate per giorni o rimanere rotte per mesi. Per questo alcune amministrazioni cittadine stanno prevedendo degli spazi appositi e si pensa anche a un sistema di sconto per gli utenti più bravi nel parcheggio e di punizione con aumento della tariffa per gli utenti che abbandonano i velocipedi in luoghi impropri.
Tra i 15 maggiori operatori di biciclette pubbliche di tutto il mondo 13 sono in Cina. Parigi è al quinto posto con 21.000 biciclette, Londra al dodiciesimo con 16.500. La città di Hangzhou (a un’ora treno alta velocità da Shanghai) ha una popolazione leggermente più grande di Londra, ma il suo sistema di condivisione è cinque volte più grande. E’ la prima della lista con 84.100 bicicli, quasi il doppio rispetto al suo rivale più vicino.
Gli operatori leader cinesi che stanno già lavorando per arrivare anche in Europa sono Mobike e Ofo. Mobike, in meno di un anno, sta invadendo le strade di 18 città cinesi con un piano complessivo di un milione di nuove biciclette. Solo il mese scorso, l’azienda ha messo più di 100.000 biciclette arancione e argento in ciascuna delle città di Shanghai, Pechino, Shenzhen e Guangzhou.
Ofo ha iniziato nel 2015 come un progetto dell’Università di Pechino e ora ha 10 milioni di utenti in 33 città per le sue vistose biciclette gialle.
In Cina dopo decenni di declino dell’uso della bicicletta e adorazione dell’auto privata queste applicazioni di condivisione hanno fatto crescere di nuovo la tendenza alla pedalata, la gran parte degli utenti pare che siano tra i 20 e i 30 anni e viaggiano con una mano sul manubrio e l’altra con lo smartphone.
Anche a Firenze la bicicletta è in crescita, sopratutto per chi vive in città, ma manca per chi arriva in automobile dalle aree limitrofe, il servizio potrebbe essere gratuito (o quasi) e le biciclette potrebbero avere un bel design con quel tocco di classe in più che la città si merita. Si otterrebbe di sicuro una riduzione dell’inquinamento e del traffico e tanta salute in più per chi pedala.
Fonte The Guardian
- Dal 2 Agosto 2017 le biciclette Mobike sono arrivate in città, l’articolo (di Aprile) è stato premonitore… e noi ne siamo felici!
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